Riferimenti Normativi
Italia
Il Piano Nazionale Radon, pubblicato nel 2002 a
cura del Ministero della Salute, suggerisce che
l’Italia recepisca una Raccomandazione dell’Unione
Europea (143/90) e adotti una
normativa che indichi come valori limite medi annui raccomandati 400 Bq/mc per le case esistenti e 200 Bq/mc per quelle da costruire.
I D.Lgs. 230/1995 (il quale limita a 500 Bq/mc il livello di concentrazione) e 241/2000 impongono il monitoraggio della concentrazione di Radon nei luoghi di lavoro, negli asili e nelle scuole, se ubicati anche in parte in luoghi sotterranei. Inoltre tali decreti fanno obbligo ai datori di lavoro, che impieghino personale in ambienti di lavoro sotterranei (esercizi pubblici, musei, ospedali, mense, banche, officine, autorimesse, magazzini, uffici seminterrati, ecc.), di far valutare la dose di Radon ricevuta per inalazione. Questa operazione, grazie ai dispositivi RSens, interrogabili in remoto (es. Internet), viene resa semplice ed agevole.
Diverse regioni italiane, tra le quali anche l’Emilia Romagna (si sottolinea questo aspetto in quanto è importante contestualizzare la progressiva sensibilizzazione del territorio in cui ha sede l’azienda) hanno sviluppato delle linee guida per la misurazione di concentrazioni di Radon nell’aria, ad integrazione dei D.Lgs. sopraccitati. La Regione Lazio, territorio particolarmente interessato dalla presenza di Radon, ha emesso una Legge Regionale, la n. 14 del 31/03/2005, volta alla definizione del piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas Radon. Secondo uno studio dell’Enea, nel 46% delle abitazioni della provincia di Viterbo, capoluogo compreso, si riscontrano concentrazioni di Radon fino a tre volte superiori alla media nazionale, con picchi, in alcune circoscritte zone, maggiori di oltre 10 volte.
Europa e Resto del Mondo
La maggior parte dei paesi industrializzati ha emesso delle raccomandazioni che
spingono la popolazione ad attuare azioni di
risanamento degli edifici in caso di concentrazioni elevate di Radon. Le
soglie di pericolosità variano da paese a paese, ma si attestano intorno ai 200-400 Bq/mc. Con il termine “valori raccomandati” i legislatori
intendono quei valori con i quali definire dei parametri di riferimenti ai quali
attenersi durante le fasi di progettazione degli edifici; solo una successiva misura
potrà fornire una valutazione di tipo quantitativo. Germania e Svizzera hanno
inoltre già emesso, a fianco dei valori raccomandati, valori limite pari a 1000
Bq/mc, da valutare in seguito alla costruzione.
Si ritiene utile sottolineare come i diversi paesi dell’UE recepiscano le direttive europee in tempi diversi, a seconda delle proprie necessità o della propria sensibilità al problema. Attualmente l’Italia non ha ancora recepito sotto forma di legge la Raccomandazione 143/90. Tuttavia è solo una questione di tempo legata sostanzialmente ai limiti temporali imposti dalla stessa UE e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e del governo in materia di Radon. Un fattore incoraggiante, che denota un concreto interesse a riguardo, è da riscontrare nella nascita, negli ultimi anni, di numerosi enti, associazioni, aziende di servizi, volti alla certificazione e alla fornitura di certificati di analisi in grado di fornire una stima quantitativa della concentrazione di Radon nelle abitazioni. Non per ultima, ARPA fornisce questo genere di servizio, offrendo garanzie sulla veridicità dei risultati elaborati presso i propri laboratori regionali.